a cura di: Veronica Remordina
11/09/2017
E tu, come vuoi che tuo figlio affronti la sua vita? Contando sul motore di una Ferrari o in groppa ad un cavallo? “Io voglio” è il motore di quella Ferrari che dà la propulsione per raggiungere tutti gli obiettivi che una persona si pone nella vita. (Veronica Remordina)
Tutti i genitori, tra i due e i tre anni di vita del loro bambino, si sentono rivolgere, per la prima volta, le due parole fra le più potenti del linguaggio: io voglio. Talmente potenti che, nella maggior parte dei casi solo l’ascolto ne fa venire l’orticaria. Non c’è da stupirsi di questo fatto, visto che la stragrande maggioranza delle persone è stata educata a frenare questa espressione sul nascere, o a trasformarla in maniera da renderla inefficace. Ne sono esempi: “non si dice io voglio, si dice io vorrei”, “l’erba voglio, non cresce nemmeno nel giardino del re”. In questo articolo, dove Parent Coaching, Psicologia e Pnl si fondono assieme, scopri perché è veramente importante che tuo figlio impari ad esprimere la sua volontà attraverso “io voglio”.
Il concetto che sta alla base dell’espressione “io voglio” è la volontà. La volontà si può allenare e può cambiare assetto in qualsiasi momento della vita. E’ altrettanto vero, che il periodo in cui si forgia maggiormente, tanto da diventare una spinta per superare qualsiasi ostacolo della vita e per raggiungere i propri traguardi, è quello dell’infanzia. La volontà è uno degli aspetti che permette fin da piccolissimi di sperimentare l’ambiente circostante, di esprimere i propri bisogni e di raggiungere le proprie mete. È un po’ come quando si accende il motore dell’automobile e questo imprime l’accelerata verso la direzione che si è scelta. Poter contare sul motore di una Ferrari aiuta molto di più che non affrontare le proprie sfide a cavallo. “Io voglio” è il motore di quella Ferrari che dà la propulsione per raggiungere tutti gli obiettivi che una persona si pone nella vita.
Secondo la PNL, il linguaggio è uno strumento che influenza in maniera più o meno consapevole e programmatica il comportamento umano, andando ad agire direttamente sui meccanismi che stanno alla base della neurologia cerebrale. Nello specifico della volontà, il modo in cui una persona si esprime è determinante del successo che ottiene nel raggiungere i propri scopi. In linguistica il verbo volere è un operatore modale, e il suo utilizzo, espresso tramite “io voglio”, è purtroppo ancora oggi considerato una forma di espressione maleducata e a volte un tabù, tanto che molti genitori sulla scia di quanto è stato a loro insegnato, lo correggono con l’espressione “io vorrei”. Insegnare ai bambini a sostituire “io voglio” con “io vorrei” non solo è sbagliato, ma anche potenzialmente dannoso per lo sviluppo della volontà. L’espressione “io vorrei” è per sua natura sottoposta a una condizione: “Io vorrei, ma… (non posso)”. Questa espressione è priva di qualsiasi senso logico. Perché una cosa o la si vuole o non la si vuole. Gli esiti della correzione di “io voglio” in “io vorrei” sono: nel breve periodo la maturazione di un senso di colpa nel bambino ogni qualvolta che lui si trovi ad esprimere un suo bisogno, e nel lungo periodo lo sviluppo di una volontà debole nel raggiungere i propri obiettivi.
Veronica Remordina
Veronica Remordina è Fondatrice di ECS Educational Coaching School, la scuola che con il suo Master in Parent Coaching ha già fornito strumenti pratici e concreti a centinaia di educatori, pedagogisti, psicologi ed esperti familiari.
È creatrice del primo protocollo di Parent Coaching in Italia.
Scrive per la nota rivista Coach Mag - il Magazine del Coaching e della Formazione.
Per il suo lavoro di divulgazione anni fa fu chiamata a parlare alla conferenza internazionale del TedX. E' proprietaria dei marchi registrati e dei siti originali www.parentcoaching.it e www.educationalcoaching.it
Tiene corsi on line e in tutta Italia.
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